Papa Francesco. “Coltiviamo il seme che lui ha piantato”

Dichiarazione di don Marco Pagniello in seguito alla notizia della morte di papa Francesco

A seguito dalla notizia della morte di papa Francesco, il messaggio di don Marco Pagniello, a nome di Caritas Italiana e della rete delle Caritas diocesane.

“Non dimentichiamoci dei poveri”, lo ha ripetuto spesso in questi anni, esprimendo attraverso gesti e parole la sua particolare predilezione verso gli ultimi della fila.

Papa Francesco ha incarnato anche in questo modo il Vangelo dell’amore e della misericordia, ponendo al centro del suo ministero le periferie esistenziali e richiamando tutta la comunità cristiana a farsi prossima, a riscoprire la propria vocazione “a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell’amore che spezza il cerchio della solitudine” (Papa Francesco, Messaggio per la I giornata mondiale dei poveri, 19 novembre 2017).

È stato il pontefice dei gesti di carità: molte volte e in diverse occasioni ha reso visibile il volto di una Chiesa che sceglie di chinarsi sugli ultimi per essere segno di contraddizione.

È stato il pontefice delle parole di pace: ha denunciato con forza le ingiustizie sociali, le disuguaglianze economiche e l’indifferenza globale, invitando la comunità internazionale a promuovere politiche di equità e giustizia.

Il Santo Padre, “venuto dalla fine del mondo” ci ha invitato a vivere e operare, a partire dagli ultimi, con creatività, percorrendo la via del vangelo per riscoprire la bellezza di camminare insieme, gli uni accanto agli altri, come fratelli tutti.

Il seme che ha piantato in questi anni continuerà a germogliare nel cuore dei cristiani e di tutti gli uomini di buona volontà.

Don Marco Pagniello

Il discorso di papa Francesco a Caritas Italiana il 26 giugno 2021

L’intervento del card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI

Papa Francesco ha amato fino alla fine. Quel suo giro con la macchina, per salutare tutti e farsi salutare da tutti, è il gesto di un Papa che non si è mai risparmiato. Si è avvicinato alle persone perché voleva comunicare a tutti l’amore di Dio per l’umanità concreta, così come è, senza filtri, senza ipocrisie, coinvolgendo tutti. Creando qualche malumore in chi ha paura, in chi preferisce guardare da lontano, in chi non vuole sentire – come diceva lui – il famoso “odore delle pecore”, che dà anche un po’ fastidio, ma è proprio quello di cui il buon Pastore profuma.

C’è tanta sofferenza per la perdita di una persona così cara, e così cara a tutti, che ha saputo unire tanti uomini e donne, anche con sensibilità diverse, che però si sono sentiti vicini – e si sentono vicini – e compresi, proprio per l’attenzione alla persona e a Dio.

Ecco, è la sua Pasqua. Ci aiuta a capire qual è la forza dell’amore, che in Gesù vince il male della morte, e ci aiuta a guardare con speranza, con fiducia, anche questo passaggio così doloroso per tutti.

A cura di Caritas Italiana

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