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Il lavoro della Caritas nel territorio fa emergere forme di povertà, situazioni di frontiera che solo apparentemente sembrano non interessare la società perché in qualche maniera già risolte, con una pena sancita, o comunque contenute, appunto, in un istituto di pena.

Le Caritas diocesane, mediante l'azione dei volontari in carcere e nei territori (soprattutto tramite i Centri di Ascolto), si prendono carico di percorsi che non si esauriscono fra le mura di un carcere. La sfida della Caritas è quella di promuovere cammini di riconciliazione rispettosi delle istituzioni, attenti alle famiglie dei detenuti e alle vittime del reato.

Di seguito alcuni ambiti a cui le Caritas pongono attenzione :

  • animazione della comunità cristiana. La funzione pedagogica diventa l'impegno principale delle Caritas nel territorio anche se si parla di carcere. Il nodo carcere è legato fondamentalmente ad un problema di cambio di cultura.
  • Percorsi di riconciliazione e mediazione penale. Un campo tutto da scoprire è quello di proporsi nel pieno rispetto della legge come promotori di percorsi di riconciliazione fra il carcerato e la vittima.
  • Bisogni quotidiani. Un esempio: la rilevante presenza di immigrati. Spesso privi di tutto, hanno bisogno soprattutto di mantenere un seppur flebile contatto con i contesti di provenienza ponendo seri problemi all'intero sistema.
  • Reinserimento sociale. Un ex detenuto non trova facilmente lavoro se non all'interno di percorsi di integrazione spesso promossi da cooperative sociali. Queste hanno fra i primi obiettivi la professionalizzazione.
  • Accoglienza. I permessi concessi dal magistrato di sorveglianza come la visita dei familiari al detenuto e l'accesso alle misure alternative alla detenzione, diventerebbero impossibili per molte persone se non ci fosse una significativa - anche se purtroppo insufficiente - rete di centri di accoglienza promossi dalla comunità ecclesiale. 
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Il lavoro della Caritas nel territorio fa emergere forme di povertà, situazioni di frontiera che solo apparentemente sembrano non interessare la società perché in qualche maniera già risolte, con una pena sancita, o comunque contenute, appunto, in un istituto di pena.

Le Caritas diocesane, mediante l'azione dei volontari in carcere e nei territori (soprattutto tramite i Centri di Ascolto), si prendono carico di percorsi che non si esauriscono fra le mura di un carcere. La sfida della Caritas è quella di promuovere cammini di riconciliazione rispettosi delle istituzioni, attenti alle famiglie dei detenuti e alle vittime del reato.

Di seguito alcuni ambiti a cui le Caritas pongono attenzione :

  • animazione della comunità cristiana. La funzione pedagogica diventa l'impegno principale delle Caritas nel territorio anche se si parla di carcere. Il nodo carcere è legato fondamentalmente ad un problema di cambio di cultura.
  • Percorsi di riconciliazione e mediazione penale. Un campo tutto da scoprire è quello di proporsi nel pieno rispetto della legge come promotori di percorsi di riconciliazione fra il carcerato e la vittima.
  • Bisogni quotidiani. Un esempio: la rilevante presenza di immigrati. Spesso privi di tutto, hanno bisogno soprattutto di mantenere un seppur flebile contatto con i contesti di provenienza ponendo seri problemi all'intero sistema.
  • Reinserimento sociale. Un ex detenuto non trova facilmente lavoro se non all'interno di percorsi di integrazione spesso promossi da cooperative sociali. Queste hanno fra i primi obiettivi la professionalizzazione.
  • Accoglienza. I permessi concessi dal magistrato di sorveglianza come la visita dei familiari al detenuto e l'accesso alle misure alternative alla detenzione, diventerebbero impossibili per molte persone se non ci fosse una significativa - anche se purtroppo insufficiente - rete di centri di accoglienza promossi dalla comunità ecclesiale. 

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